Cessione del quinto dello stipendio, ecco la guida definitiva

Perché viene rifiutata una cessione del quinto?

Può accadere, nella vita di ognuno, che sopraggiunga il bisogno di una certa liquidità per soddisfare alcune spese impreviste. E può accadere, altresì, di avere già un mutuo acceso, magari sula prima casa, che rende difficoltosa qualsiasi altra richiesta di finanziamento. È in queste circostanze, e non solo, che la formula di cessione del quinto potrebbe essere una fondamentale risorsa. Nell’articolo di oggi affronteremo l’argomento provando a rispondere ad alcuni quesiti tecnici.

Quali sono i requisiti per la cessione del quinto?

Per i meno informati, spendiamo qualche parola su cosa sia la cessione del quinto. In sostanza non è altro che una forma di finanziamento, erogato da un qualunque istituto finanziario (ma spesso ve ne sono di specializzati su queste dinamiche di finanziamento), il cui rimborso avviene attraverso una rata che non potrà mai essere superiore a un quinto dello stipendio o della pensione del richiedente, e che viene trattenuta direttamente dall’azienda o dall’ente erogante. A questo requisito, di essere percipiente di stipendio o pensione, si aggiungono quello dell’età (compresa tra 18 e 63 anni), il possesso della cittadinanza italiana e l’assicurabilità dell’azienda se trattasi di dipendente. Benché la rata sia trattenuta direttamente da chi eroga, in caso di difficoltà si può bloccare una cessione del quinto. Il blocco della rata è possibile, infatti, quando vi è una riduzione dello stipendio superiore al 33% del suo valore, riferendosi all’articolo 35 del DPR 180/1950. Vi sono, invece, cause ostative all’accesso verso questa forma di finanziamento.

Quanto TFR serve per una cessione del quinto?

Purtroppo, anche quando si ritiene di poter soddisfare tutti i requisiti cui abbiamo fatto cenno, non è raro che per la cessione del quinto possono sorgere problemi. Il caso tipico è quello legato al TFR. Tale acronimo, lo ricordiamo, indica il Trattamento di Fine Rapporto, ovvero una somma di denaro trattenuta mensilmente sulla busta paga del lavoratore e che viene versata in un’unica soluzione al termine del rapporto di lavoro. Per accedere al finanziamento, è richiesto un TFR minimo per la cessione del quinto, che solitamente è calcolato in almeno 6 mensilità ma che può variare a seconda della compagnia assicurativa. Sì, abbiamo scritto compagnia assicurativa perché ogni volta che si avvia una pratica di cessione, viene contestualmente attivata un copertura assicurativa che dovrebbe salvaguardare l’istituto finanziario da eventuale perdita di lavoro del dipendente, per sua responsabilità oppure no. È bene ricordare che ogni compagnia assicurativa può richiedere una garanzia diversa, quindi anche superiore ai 6 mesi cui abbiamo fatto cenno poc’anzi.

Quanto tempo ci vuole per avere il benestare?

Il TFR è sicuramente un aspetto importante ai fini della richiesta di finanziamento tramite cessione del quinto ma, è bene precisare, non è l’unico. Al netto della correttezza di tutti i requisiti, compreso quello del TFR, c’è sempre da considerare la storia del richiedente. In effetti, come per ogni alta forma di finanziamento, si deve considerare anche per la cessione del quinto la segnalazione al CRIF, acronimo di Centrale Rischi Finanziari, dove sono segnalate tutte le anomalie e gli eventuali problemi di rimborso che il richiedente ha avuto nel corso della vita e che possono compromettere l’accesso a nuovi finanziamenti. Per avere una panoramica su tutte le situazioni che possono portare a un rifiuto della cessione del quinto basterebbe visitare un forum dedicato. Ma in questo ultimo paragrafo vogliamo concentrarci sui tempi di erogazione quando la domanda procede senza ostacoli. I tempi solitamente sono abbastanza brevi e sicuramente dipendono da ogni istituto finanziario ma di certo c’è da considerare che una prima idea è possibile averla con la preaccettazione assicurativa della cessione del quinto. Sostanzialmente è una prima risposta, positiva oppure no, che viene elaborata automaticamente all’inserimento dei primi dati reddituali. Ottenere una risposta affermativa non vuol dire avere la pratica accettata ma di sicuro implica che i principali requisiti sono tutti in ordine.